Il Benedetto da Norcia … va in carcere?!

Per questo anno scolastico, nell’ambito del progetto dell’insegnamento di educazione civica, la classe VBu ha deciso, con la docente di inglese M. Letizia Nasta, di proseguire un lavoro sul teatro iniziato lo scorso anno.

Il titolo del lavoro di quest’anno, condiviso con tutti i docenti del cdc, è ‘Il teatro come riscatto’.

 Abbiamo iniziato così: in classe abbiamo assistito al film di Paolo e Vittorio Taviani “Cesare deve morire”.Le Idi di marzo e la cospirazione ai danni di Giulio Cesare sono un pezzo di storia tramandato fino a noi e raccontato, tra gli altri, anche da Shakespeare. È questa stessa tragedia ad essere messa in scena nel 2012 dai detenuti di Rebibbia diretti dal regista teatrale Fabio Cavalli e immortalata nella pellicola Cesare deve morire diretto da Paolo e Vittorio Taviani che in quell’anno ha vinto l’Orso d’Oro al Festival di Berlino e ricevuto otto candidature ai David di Donatello, vincendone cinque, tra cui quelli per miglior film e miglior regista. Una scelta forte che mette in luce i parallelismi con la vita dentro al carcere.

 Il nostro percorso è continuato così: dopo aver letto e commentato alcune interviste al regista Fabio Cavalli, in data 29/11/2023 la classe si è recata presso il carcere di Rebibbia. 

Lo spettacolo messo in scena quest’anno,di cui la classe è stata attenta e coinvolta osservatrice, è stato La Formula di Grübler, con i detenuti-attori sotto la direzione del regista teatrale Fabio Cavalli.

 Esiste una formula algebrica, piuttosto complicata, che definisce quanti sono i gradi della libertà di movimento di un corpo nello spazio. È chiamata Formula di Grübler, dal nome del matematico che l’ha concepita. È scritta così: ngdl = 3(m – 1) – 2C1 – C2. Per chi non sa nulla di scienza meccanica sembra un geroglifico astruso, eppure i detenuti-attori sul palcoscenico del Carcere di Rebibbia, usano la formula per descrivere la loro condizione di uomini reclusi. La ricerca della libertà è il tema intorno al quale circumnavigano venticinque naufraghi sopravvissuti ad un’apocalisse esistenziale e relegati su un’isola, fra i relitti di mondi idealizzati. Da un primo approccio dialettico, attraverso le biografie dei partecipanti al Laboratorio teatrale in carcere, si è delineato un percorso di ricerca fra la parola narrante, il gesto e il movimento, verso l’espressione del vissuto interiore di ciascuno.

Al termine di questa coinvolgente attività la classe ha riferito alla prof. Nasta che lo spettacolo è stato veramente bello, intenso, toccante ed emozionante.

Tra le uscite didattiche più belle di questi 5 anni di scuola superiore. 

Possiamo dire che l’obiettivo è stato raggiunto!

Questo stesso progetto rientra anche nelle ore di “orientamento” in quanto, chissà, magari un giorno qualcuno di loro lavorerà con i detenuti come educatore o come volontario.